Sant’Andrea di Conza, il paese dell’acqua e della pietra

 Sant’Andrea di Conza, il paese dell’acqua e della pietra
di Maria Antonietta Santorsola

Il paese sorge in collina, a 660 metri sul livello del mare, lungo la valle del fiume Ofanto, sul contrafforte che funge da confine tra la Campania e la Basilicata, lungo la S.S. n. 7. Nei libri storici leggiamo: “Le radici di Sant’Andrea di Conza affondano nel primo medio evo allorquando il Conte Gionata di Balvano, nel 1161 donò la chiesa e il territorio del casale, con tutti i suoi abitanti, alla Mensa arcivescovile di Conza, di cui Sant’Andrea divenne feudo”. Ma una parte della storia di Sant’Andrea è sicuramente narrata attraverso i suoi monumenti e posti caratteristici che, dal più piccolo e poco famoso a quello più grande e divenuto famoso negli anni, sono “luogo della memoria”. Una memoria che, se da un lato racconta visibilmente con pietre ed opere il passato, allo stesso tempo affermano i valori, la fede e la vita di un popolo.

Cominciamo il nostro percorso entrando in paese attraverso quella che riveste particolare valore storico-architettonico-ambientale, la “Porta della Terra” così chiamata perché unica porta di ingresso al paese tuttora esistente, realizzata tra il XVI e il XVII sec. Secoli in cui si ebbe la maggiore crescita e caratterizzazione dei diversi tipi edilizi che determinarono il significativo impianto urbanistico del centro abitato.  

A pochi passi dalla Porta si lasciano ammirare un abbeveratoio – La Pila – in pietra costruito nel 1833 e la non larga piazza Umberto I, caratterizzata da un’elegante fontana anch’essa tutta in pietra, dominata dallo stemma di Sant’Andrea. L’acqua che si versava nella Pila serviva per il suo approvvigionamento, per lavare il bucato e per dissetare gli animali. Oltre a tale funzione logistica, aveva un importante ruolo sociale. Era un punto di incontro, di scambio di esperienze, di confronto tra i viandanti che passavano, i contadini che si intrattenevano con il loro bestiame e le donne che facevano il bucato. Qui nascevano amori, si consumavano “gossip”, ci si scambiava informazioni. Spesso era un luogo dove si ponevano le basi per affari e scambi di merce.

La Fontana di Piazza Umberto I viene, invece, alimentata da una sorgente che si trova nel pieno centro storico, sotto le abitazioni disposte lungo la Via Scolatoio, nel tratto che va verso Via Arcopinto. Scorrendo sotto le stesse case, e in parte in un canale che corre lateralmente ad esse, giunge attraverso quattro canali.  A questi i bambini dell’epoca avevano dato un nome: il primo, a sinistra, era quello di Gesù, il secondo della Madonna, il terzo del diavolo (forse perché più scarso come portata e quasi sempre circondato da muschio) e l’ultimo di San Giuseppe.

Foto di Miriam Tarullo

Piazza Umberto I ci introduce su per le vie del Centro Storico che ogni anno ospita la Festa del Libro: due giorni in cui il paese si anima di stand per associazioni socio-culturali, salotto letterario dove autori noti ed emergenti promuovono le proprie opere, presentazioni di libri, attività ludico – ricreative per i più piccoli, concerti, animazione musicale per i giovani, degustazioni enogastronomiche.

Un’importanza fondamentale per la storia e la vita del paese negli ultimi secoli è costituita dalla presenza del Seminario, sede Arcivescovile e centro di formazione per tanti sacerdoti. Fino al 1980 ha ospitato la scuola media ed il liceo classico. Soprattutto è stato sempre centro di “cultura” e “motore” per le tipiche attività artigianali del paese. Fatto ricostruire dall’Arcivescovo M. A. Lupoli nel 1826 costituisce, con l’annessa Chiesa di S. Michele (Pro-Cattedrale) ed il campanile, un complesso monumentale di notevole pregio architettonico. Dopo il terremoto del novembre ’80 è stato ristrutturato ma non ultimato e una parte rimane tuttora inutilizzato.

In adiacenza dell’abside della pro-Cattedrale, attigua al Seminario, ci si può imbattere in un altro “gioiello” del paese, il Campanile, recentemente sottoposto a restauro di tipo prevalentemente conservativo. Al suo interno, un elemento di particolare pregio è costituito da una “scala elicoidale interna che conduce in cima, realizzata con gradini in pietra locale, modulati ed imperniati uno sull’altro a incastro della pietra stessa e in appoggio alle pareti perimetrali”.

Insieme al Seminario e all’Episcopio fa parte del complesso monumentale situato a monte del paese il Convento di S.Maria della Consolazione dei Francescani Riformati e anch’esso ha avuto un ruolo molto importante. Qui hanno vissuto i Frati Riformati (minori della più stretta Osservanza) fino all’arrivo dei “liberatori” Piemontesi, che dopo l’Unità d’Italia vollero che i Conventi e tutti i loro beni fossero incamerati dal Demanio dello Stato.

In adiacenza al Convento, una testimonianza concreta della vita sociale delle passate generazioni: il lavatoio comunale. Non un luogo astratto, ma vero, che ha visto la fatica e il sacrificio delle lavandaie, ma anche uno spazio condiviso di aggregazione in cui si socializzava. Costituito da un’unica grande vasca con un divisorio per decantare le acque del detergente, ha visto sfilare anche i tanti corredi delle spose dopo essere stati prima trattati con la lisciva derivata dalla miscelazione di cenere e acqua bollente. Ancora oggi, ci sembra di udire le voci delle donne, vedere le loro sagome con il grembiule allacciato, curve, con i capelli legati intente nel fare il “bucato”.

Foto di Miriam Tarullo

All’interno dell’Episcopio, un “piccolo grande anfiteatro” mostra quello che è lo scrigno del paese. Qui viene svolta da più di 40 anni l’Estate Ricreativa e Culturale, la tradizionale rassegna di eventi che caratterizzano l’Agosto di Sant’Andrea di Conza. Nata nel 1978, la rassegna si è contraddistinta in tutta l’alta Irpinia per aver saputo coniugare “Divertimento e Cultura”, attraverso la promozione e il sostegno del teatro. È ricca di eventi e rappresentazioni teatrali, dallo stile comico al drammatico e ai classici, ma non mancano concerti, convegni, mostre, attività sportive, stand gastronomici.

La presenza, infine, di diversi Mulini sul territorio (il Mulino D’Angola, F.Mulino “di piede” o “di basso”, il Mulino “Alla Fonte”), ricorda – oltre alla pietra – l’esistenza di un elemento importante per S.Andrea: l’acqua. Tra questi il Mulino “La Fonte” collocato nella parte più elevata del centro abitato, in una vasta area, immerso in una valle incontaminata, è circondato da un paesaggio naturale, con i suoi tratti propri, gli alberi e i pendii della collina. Quest’area è caratterizzata dai ritrovamenti di reperti archeologici di epoca romana, che portano a pensare all’esistenza di una villa. Del complesso del mulino, alimentato dall’acqua della vicina sorgente “La Fonte, la cui deviazione faceva girare le macine, è visibile la Torre, contenente il pozzo di caduta, il canale di alimentazione, la cosiddetta “canaia”, poggiante su una struttura ad archi a sesto ribassato.

Camminare tra le vie del paese non è solo fare riferimento ai monumenti, alle pietre, all’acqua, ma anche raccogliere ricordi e sentire i profumi e i racconti di una volta. È tra queste vie che silenziosamente si compiono, sempre uguali, i gesti dei nostri antenati che oggi diventano i nostri gesti.

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