Monteverde, il borgo dell’amore e dell’accessibilità

Il “balcone dell’infinito” dove tre regioni si baciano per l’eternità
di Edy De Michele
Il nome del borgo scatta già la prima istantanea: “Montis Viridis” , per i boschi cheaccerchiavano il castello prima che diventassero distese di colture cerealicole.
Al confine con la Puglia e la Basilicata, un piccolo centro abitato si rifugia intorno al castello aragonese, resistendo al tempo e ai terremoti che hanno attraversato queste terre. Circa ottocento abitanti, ma pronto a completare un progetto di accoglienza portato avanti da qualche tempo, per una fruizione completa del contesto. Inserito nel circuito de “I borghi più belli d’Italia”, Monteverde è testimone di un “confortante paradosso”: situato in una zona apparentemente impervia della Terra dell’Osso, nel 2019 è stato designato come “borgo più accessibile d’Italia”, grazie ad un progetto nato nel 2006, spinto da un profondo spirito di ospitalità e da un concetto di inclusione sociale e culturale che diventa modello di accoglienza. Nessuna barriera architettonica e la possibilità di vivere, in completa autonomia tre itinerari – storico, naturalistico e religioso – per persone con disabilità motorie, uditive e visive, grazie alla installazione di sistemi informatici all’avanguardia. Iniziativa lodevole del comune di Monteverde, in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che, mediante un percorso tattile-plantare, una guida audio e mappe tattili, collegati alla rete wi-fi, garantiscono all’ospite diversamente abile un corretto orientamento per effettuare spostamenti in totale libertà.

Un progetto completato dalla realizzazione di una struttura ricettiva con 34 camere, un albergo pubblico accessibile a tutti, una piazza coperta denominata “Agorà dell’accoglienza” e una biblioteca in braille. Un progetto che conferma Monteverde modello di accoglienza ed inclusione. Questo borgo è innovazione informatica ma anche un continuo preservare tradizioni e cultura, esaltandone peculiarità come fa il MiGra, il museo interattivo dedicato al grano e alla donna nella civiltà contadina, considerata già perno fondamentale della società del passato. Una finestra multimediale che permette alle nuove generazioni di ripartire proiettati verso il futuro, ma con la consapevolezza delle radici di un tempo. Donna e Grano, simbolo di fertilità ed abbondanza, delicatamente simbiotiche come natura e infanzia, accumunate da uno spazio temporale di nove mesi: tempo necessario per la gestazione, ma anche per la raccolta del grano dopo la semina. Imperativo e doveroso il passo impresso su una grezza parete argillosa del museo stesso: “A te donna, culla e focolare della casa, che sai dare ascolto alla terra misteriosa, che governi la vita con i suoi cicli di eternità; questo luogo dell’immaginario dedica”.

Ma la storia restituisce costantemente testimonianza, attraverso i ritrovamenti del Serro della Croce dove rocce e anfratti, scolpiti da un’architettura preistorica, sono la cartina tornasole di un passaggio umano tra il neolitico e l’età del bronzo. Il cerchio si espande con la presenza dell’imponente castello, contornato dai 4 torrioni collocati agli angoli, che nel 1744 fu trasformato in residenza signorile, abbandonando la veste di fortezza. Il percorso religioso invece ha come nucleo l’ex cattedrale, dedicata a Santa Maria di Nazareth e continua verso la Chiesa di Santa Maria del Carmine che si riconosce dalla torre campanara con bifore tipicamente gotiche; mentre è nella piccola Chiesa di Sant’Antonio che è conservata la statua di San Michele Arcangelo, patrono, insieme a Santa Caterina d’Alessandria, di Monteverde. La natura completa la sua opera d’arte con il lago di San Pietro, la cui suggestiva bellezza e la presenza di una fauna migratoria fanno dimenticare che trattasi di un bacino artificiale. Location da anni dell’evento “Il grande spettacolo dell’acqua”, impresso nel cuore dei visitatori dove luci, giochi d’acqua, sceneggiature surreali, suggestive coreografie e ispirandosi a San Gerardo Maiella, concorrono a disegnare un evento di cui tanti aspettano il ritorno. Nei vicoletti del borgo di Monteverde, oltre alla storia e all’accoglienza, inneggia l’amore, con un evento serata dedicata agli amanti dove si scoprono scorci romanticamente illuminati, alla ricerca del “nascondino degli innamorati” e per chi non conoscesse la storia travagliata, come solo un grande amore può essere, c’è il racconto di “Giovannotta e il suo promesso sposo”, in versione multimediale. Una promessa tra due giovani innamorati, ricca di enfasi e trasporto, di passione e semplicità, di attese e ritorni. Ma se il finale conoscer vorrai, a “Montis Viridis”, andar dovrai.