Mario Malzoni
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- 14 Luglio 2023
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Dall’Irpinia all’Harry Reich Award 2022
Il Prof. Mario Malzoni rappresenta un connubio perfetto fra l’attaccamento alle origini, nello specifico la città di Avellino in cui è nato e in cui ha sede l’omonima Casa di Cura, e una fama internazionale che gli continua a consegnare riconoscimenti di grande prestigio, fra cui l’Harry Reich Award 2022, onorificenza mondiale, che gli è stata assegnato per meriti chirurgici e scientifici nel trattamento dell’Endometriosi, designandolo come miglior ginecologo dell’anno. I ruoli da lui ricoperti sono innumerevoli, e tutti di grande rilevanza: è infatti Primario dell’U.O. di Endoscopia Ginecologica Avanzata presso la Casa di Cura Malzoni di Avellino, Direttore del Centro Nazionale Endometriosi e del Centro di Chirurgia Pelvica Avanzata “Endoscopica”, Professore Associato con Abilitazione Scientifica Nazionale dal 2014, Professore Emerito-Onorario presso l’Università e Centro di Ricerca di Mosca, Honorary Member dell’Australasian Society Of Gynecological Endoscopy, Membro del Board della Società Internazionale di Endoscopia Ginecologica (ISGE), Consulente di Chirurgia Endoscopica e Robotica (a Roma, Napoli e Salerno), Socio fondatore del sito SurgeryU della American Association of Gynecological Laparoscopists (AAGL), Membro del Comitato Scientifico della Associazione Italiana Endometriosi (AIE) e infine Membro del Board e Delegato Rapporti Esteri della SEGi (Società Italiana di Endoscopia Ginecologica di cui è anche Past-President).
La “Casa di Cura Malzoni” di Avellino, a cui fa capo il Centro Nazionale Endometriosi, è un centro di eccellenza anche per la Ginecologia ed Ostetricia, la Chirurgia, l’Ortopedia, l’Urologia e la Nefrologia.
Si tratta di un complesso (Convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale), fondato da mio nonno nel 1956, che oggi vanta 160 posti letto. Fa parte degli “Ospedali Rosa”, selezionati dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della donna, ed è fra i primi dieci centri italiani più avanzati nel trattamento della patologia oncologica ginecologica. Ho scelto di far crescere questa struttura, nel territorio in cui sono cresciuto e in cui vivono le persone a me più care. La mia soddisfazione è di aver rinunciato a primariati all’estero (una scelta indubbiamente più facile e d’immediato ritorno), riuscendo a realizzare il sogno di far conoscere il nostro Centro al di fuori dei confini nazionali. Una scelta di cuore che è stata premiata.
Lei è un luminare per la diagnosi e la cura dell’endometriosi. Mi descriva questa malattia così insidiosa e difficile da diagnosticare.
È una patologia estremamente frequente, che interessa numeri altissimi di donne in tutto il mondo e che si manifesta con una collocazione anomala (principalmente a livello pelvico) di un tessuto che, normalmente, si trova all’interno dell’utero. Pur essendo di natura benigna, tende a penetrare all’interno degli organi e delle strutture (ad esempio le ovaie, la parete uterina, le tube, l’intestino, la vescica, etc.) arrivando, nella sua forma più grave (denominata “infiltrante”), a danneggiare pesantemente la funzionalità degli organi. Nelle forme più leggere può essere trattata farmacologicamente, nei casi più aggressivi invece, spesso si deve intervenire chirurgicamente e l’operazione può essere estremamente delicata e impegnativa, poiché bisogna riuscire ad asportare tutto il tessuto endometriosico, senza ledere gli organi e le strutture nervose.

Quali sono i sintomi più ricorrenti e quanto conta una diagnosi precoce?
I sintomi vanno dal dolore durante il ciclo mestruale o durante i rapporti sessuali alle irregolarità nelle funzioni urinarie e intestinali. Si tratta quindi di una sintomatologia che potrebbe identificare varie patologie, per cui un ginecologo non specializzato può avere difficoltà a riconoscerla, mentre riuscire a diagnosticare la malattia in modo precoce, è fondamentale per poterla tenere sotto controllo a livello farmacologico. Inoltre, molte donne sono asintomatiche o paucisintomatiche, per cui si calcola che, in media, il ritardo fra l’insorgere della patologia e la sua diagnosi è tra i 6 e i 7 anni.
Quali sono i passi da compiere per ottenere una diagnosi certa?
Inizialmente la visita ginecologica e poi, in caso di sospetto clinico o anamnestico, l’ecografia transvaginale e la risonanza magnetica. L’ecografia in mani esperte ha accuratezza diagnostica leggermente superiore alla RM e costi più bassi. È da sottolineare però che l’attendibilità d’interpretazione di questi esami dipende esclusivamente dal grado di specializzazione e dall’esperienza dell’operatore che, di solito, è un ecografista ginecologo o un radiologo, che dovrebbe essere preferibilmente dedicato alla diagnosi dell’endometriosi nei Centri di riferimento per la patologia.
L’intervento chirurgico è sempre risolutivo o possono presentarsi delle recidive?
Anche in questo caso dipende molto dall’abilità del chirurgo e dall’entità della malattia: maggiore è la quantità di tessuto malato asportato, minori sono i rischi di recidiva. In alcuni casi, tuttavia, si opta per non rimuoverlo totalmente per non rischiare di lesionare gli organi o le strutture nervose. Possiamo dire che, ove l’asportazione sia stata corretta e completa, il tasso di recidiva è molto basso, intorno all’8%. In questo senso un grande aiuto ci viene da una nuova tecnologia, il laser a diodi, che permette d’impostare il livello millimetrico di penetrazione del raggio all’interno del tessuto ovarico per minimizzare i danni, soprattutto in pazienti di giovane età.
Esiste un’età maggiormente a rischio?
Essendo strettamente collegata agli ormoni estrogeni, la patologia può presentarsi dal momento del menarca (lo sviluppo) fino alla menopausa, con maggiore incidenza delle forme infiltranti dai 30 anni in su e con fasi di quiescenza (fatte le dovute eccezioni) durante la gravidanza e l’allattamento.
È ipotizzabile una componente genetica?
La ricerca va proprio in questa direzione, cercando di valutare quale possa essere l’alterazione genetica che porta alcune donne a sviluppare la malattia e altre no. Altri fattori che devono essere considerati e approfonditi sono quelli ambientali (ad esempio l’esposizione a fattori inquinanti) e quelli alimentari (l’assunzione di alimenti contenenti estrogeni).