Les Danseuses De Sheherazade

 Les Danseuses De Sheherazade

Quando i passi di danza diventano linguaggio d’amore universale

La danza è ritmo, pensiero, parola, un incontro di corpi ed anime. Ho amato sin dal primo istante l’armonia dei movimenti, l’eleganza e la sensualità insite nella danza del ventre. Un amore trasmesso dalla mia bisnonna, originaria di Tripoli. Tutti i giorni, da bambina, insieme a lei, ascoltavo e ballavo musiche tipiche della sua terra interamente parte del mio dna e del mio spirito. La musica mediorientale nutre il mio corpo e la mia anima, sperimentando al tempo stesso e con grande curiosità altri stili, ritmi o culture musicali. Il nome del mio gruppo di danza, conosciuto in tutta Italia, è forte del legame con la cultura araba ma, non ha timore di spingersi oltre e lasciarsi contaminare da molteplici stili fino a raggiungere la perfezione dell’improvvisazione”.

A raccontarsi è Erika Calleri, direttrice artistica e coreografa del gruppo di danze orientali, Les Danseuses De Sheherazade, un progetto artistico che intreccia diversi stili, prima fra tutte la danza del ventre con le sue sfumature teatrali, da cabaret, destinate al piccolo schermo.

“Con la sensualità della danza del ventre, caratterizzata da un ritmo lento, da giravolte e movimenti delicati con la sciabola in equilibrio su varie parti del corpo – ci spiega Erika – siamo spesso ospiti anche in trasmissioni televisive. Abbiamo, infatti, partecipato a programmi come Italia’s Got Talent o I Soliti Ignoti. Ma cerchiamo anche di andare oltre proponendo TRIBAL ATS (l’acronimo per American Tribal Style) e Tribal Fusion, ovvero particolare FUSIONE che mette insieme passi e postura della danza orientale, degli stili popolari del Nord Africa con elementi mutuati dal flamenco e dalla danza indiana. Insomma, noi siamo tutto quello che decidiamo di essere”. 

Una tipologia di danza che ben si fonde con il teatro…

“La danza del ventre sicuramente. Ma “le danzatrici della luna” propongono anche coreografie legate a rievocazioni storiche durante le feste tradizionali di paese, con abiti e danze ad hoc, il più delle volte catalizzate dall’improvvisazione: in questi contesti riusciamo a mescolare lo gipsy a una serie di stili come il gotico, il dark metal o uno stile un po’ più esoterico proprio come il tipo di spettacolo che avremmo dovuto proporre, a gennaio, durante la notte dei falò a Nusco. Purtroppo, la neve ha impedito di presenziare all’evento. Ma siamo pronte a ritornare. Tra l’altro, eravamo già state in Irpinia, più precisamente a Cassano. Vi circondano dei posti meravigliosi”.

In quale zona d’Italia vi esibite principalmente?

“Ci esibiamo in tutt’Italia ed anche all’estero. Negli anni, abbiamo instaurato una profonda sinergia con i Rota Temporis, una rock band medievale di origine abruzzese.  Con quest’ultimi partecipiamo a tante rievocazioni storiche. Il nostro cavallo di battaglia, in questi contesti, è sicuramente lo stile gipsy medievale. Si tratta di passi codificati. Le mie allieve studiamo delle combo, un linguaggio del corpo che, se memorizzato permette alle danzatrici di improvvisare eseguendo passi sempre in completa sintonia e ben equilibrati. Proprio come se fosse una coreografia già stabilita. Questa è la potenza della musica, un linguaggio comune mondiale che supera ogni ostacolo della comunicazione”.

Cos’è per te la danza?

“Studio costante e sacrifici, anche oggi, che sono impegnata tra Toscana ed Umbria per lavoro (sono responsabile di una clinica odontoiatrica) non trascuro mai la danza. Una professione che ho coltivato con amore ed impegno sin da bambina. La danza è ricerca e scoperta del proprio corpo e di ogni singolo muscolo. Tutte le donne hanno un corpo ma, spesso, non lo sanno usare o, non apprezzano la loro profonda ed unica bellezza. Questo tipo di danza alimenta l’autostima. La musica è la cornice di questo meraviglioso viaggio che parte proprio da sé stessi fino ad arrivare al resto del mondo. All’Accademia Nazionale di Danza a Roma, dove ho superato l’abilitazione all’insegnamento ho appreso tanto ma, la vera essenza della danza mediorientale è legata proprio alla mia biennale esperienza a Il Cairo con maestri di grande spessore professionale ed umano”.

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