“Il Calitrano 3.0”

 “Il Calitrano 3.0”

Angela Toglia: “Partire dal passato per costruire il futuro”

di Sabina Lancio

Il paesaggio di Calitri, le case addossate e colorate che saltano agli occhi, contraddistingue visivamente il paese dell’Alta Irpinia. Tra i vicoli c’è un passato che arriva oltreoceano e si racconta nelle pagine de “Il Calitrano”, periodico quadrimestrale di cultura e informazione locale, fondato nel 1981 da Angelo Raffaele Salvante. Da aprile 2021, i lettori sfogliano “Il Calitrano 3.0”, una nuova versione che guarda al futuro partendo sempre dalle origini. Ce lo racconta la direttrice Angela Toglia.

Da poco alla direzione dopo il fondatore. Una grande responsabilità, ma anche il simbolo del passaggio, da una generazione all’altra, di tradizioni e cultura che raccontano la storia di un popolo.

Ho conosciuto Raffaele Salvante per una collaborazione ad un suo libro fotografico sulla cultura e sulle tradizioni di Calitri. Documentare con immagini il patrimonio della nostra comunità mi ha fatto capire ed apprezzare il suo impegno per Calitri. Da quel momento è iniziato un percorso, mai interrotto, in cui Raffaele mi ha trasmesso la “calitranità” e gli sono immensamente grata.

“Il Calitrano 3.0”. Da cosa nasce e cosa cambia?

È stato complice anche il primo lockdown di marzo 2020, perché si pensava a come celebrare il 40° del giornale. Avvertivamo l’esigenza di rimetterci in discussione, ma con una consapevolezza maggiore, partire dal passato per costruire il nostro futuro, proprio come fatto in passato. “Il Calitrano 3.0” perché questa nuova serie si aggiunge alla prima (in formato tabloid 1981-1995) e alla seconda editata fino a dicembre 2020. Le 2 edizioni precedenti sono servite a costruire e documentare la comunità che siamo. “Il Calitrano 3.0” pensa al futuro, sentendoci più cittadini europei, con una grafica minimal, nomi e contenuti nuovi. Fotografie reinventate e riproposte in chiave insolita, articoli snelli e fluidi e, in copertina, opere d’arte di calitrani. Vogliamo attirare anche quel target di lettori giovani, rivolgendoci a loro con argomenti attuali. Siamo sempre noi, ma con un volto nuovo.

Torniamo un po’ indietro. Il 13 febbraio 1981 nasceva “Il Calitrano”, a pochi mesi dal terremoto che devastò l’Irpinia. La sua fondazione era anche la speranza di una rinascita per la comunità?

Assolutamente sì. C’era una comunità lesa e frammentata, fatta di calitrani che già prima del sisma erano emigrati, poi c’è stato lo spartiacque, il terremoto dell’80 appunto. Raffaele Salvante ha unito, con il giornale, tutti coloro che sentono la mancanza della terra d’origine, inviando loro una copia. Negli anni i lettori si sono visti protagonisti di storie del loro passato e delle loro famiglie, del loro paese. Si sono sentiti meno soli e più vicini a Calitri. Oltretutto “Il Calitrano” viene pubblicato con le sole donazioni dei lettori, che non finiremo mai di ringraziare. Ricevere gratitudine e vicinanza ci inorgoglisce e ci sprona a fare sempre meglio.

È un filo, dunque, che lega i calitrani nel mondo, anche grazie al Centro Studi Calitrani, sede del giornale dal 2010 e importante archivio che custodisce la storia del paese.

Il Centro Studi Calitrani, oltre a promuovere le tradizioni e la cultura locale, divulga il materiale raccolto pubblicando libri. Ne sono stati editati diversi, e continueremo a farlo poiché abbiamo un gruppo considerevole di collaboratori preparatissimi che, come noi, tengono alla nostra storia. Il Centro ha raccolto un patrimonio librario di circa 16mila volumi, donati dai calitrani, scritti da autori e acquistati, che costituiscono una biblioteca aperta a tutti. L’elenco dei titoli è pubblicato sul sito, nuovo anche questo. La biblioteca è iscritta all’ICCU, all’AIB ed è tra i luoghi della cultura della Regione Campania.

Facciamo ancora qualche passo indietro. “Il Calitrano” ha una sorta di antenato, “L’Eco Calitrana”, settimanale pubblicato dal 1931 al 1942 nello Stato di New York. A 90 anni dalla sua fondazione, il Centro Studi Calitrani pubblica “L’Eco Calitrana. The weekly newspaper”, opera curata anche da lei e dal direttore emerito Raffaele Salvante. Di cosa si tratta?

Sapevamo che all’interno di questo settimanale c’era una storia non nota che trattava la vita dei calitrani negli anni ’30-’40. Le notizie riportate venivano inviate da Calitri (ringrazio il prof. Erberto Di Carlo che ha messo a disposizione la sua raccolta dell’Eco di cui suo nonno, Erberto Di Carlo, era corrispondente) a New Rochelle, e da altri negli Stati Uniti. Erano più che altro scambi di informazioni fra parenti da una sponda all’altra dell’oceano. In più venivano raccontati eventi di Calitri in epoca fascista. Con gli altri coautori di questa pubblicazione, Concetta Zarrilli, Alfonso Nannariello e Emilio Ricciardi, abbiamo estrapolato le notizie e diviso il volume in 2 sezioni: da Calitri e dall’America. Quest’ultima presenta una traduzione in americano curata da Mario Toglia, figlio di calitrani emigrati negli States. Per celebrare ulteriormente il 40° de “Il Calitrano” abbiamo pubblicato questo volume, a 90 anni dalla prima uscita de “L’Eco Calitrana”.

Un ponte ancora vivo quello che attraversa l’oceano.

Certamente, attraverso Mario Toglia e i nostri lettori nel mondo. Mario è il nostro speculare oltreoceano. Anche lui si occupa di raccogliere la storia dei calitrani in America pubblicando libri, mantenendo vivo questo legame. E poi ci sono i nostri compaesani che almeno una volta nella vita ritornano a Calitri, a visitare i loro parenti e a percorrere i vicoli in cui vivevano i loro antenati.

Custodire il passato per costruire il futuro. Il suo invito ai giovani.

Mi piacerebbe molto che diventassero partecipi attivamente del tempo e del luogo in cui vivono, qualunque esso sia. Nessuno ci consegna il mondo che vorremmo, dobbiamo iniziare noi a cambiare almeno una cosa di ciò che non ci piace, soprattutto per non essere complici di qualcosa che si poteva migliorare e non è stato fatto. Chi vive nelle terre dell’osso prevede già come sarà la qualità della vita fra 20 anni, cosa vogliamo lasciare alle generazioni future? Io ho scelto di vivere qui, di investire la mia vita e il mio futuro provando a fare qualcosa di buono per il mio paese attraverso le pagine di questo giornale. Si dice che il più grande insegnamento è l’esempio, io l’ho avuto da Angelo Raffaele Salvante.

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