Cristiano Minellono: la poesia di uno spirito libero

 Cristiano Minellono: la poesia di uno spirito libero

Cristiano Edoardo Giorgio Maria Minellono, conte dei San Martino di Arundello, detto anche Popy, è uno dei più grandi autori della musica e della televisione italiana ed è un uomo che colpisce per il suo animo indomito (che si riflette nei modi sicuri e nelle risposte decise, a volte taglienti), in netto contrasto con una sensibilità rara, che traspare nelle parole delle canzoni che lui ha scritto e che, hanno venduto oltre 200 milioni di copie in tutto il mondo. Sono suoi, infatti, i testi di brani che hanno segnato la storia della nostra musica, quali (fra i tanti): “Mamma Maria”, “Come vorrei”, “M’innamoro di te”, “Voulez vous danser”, “Se m’innamoro”, “Felicità”, “Ci sarà”, “L’Italiano”.

Lei è figlio d’arte di (Maria Pia Arcangeli) e Carlo Minellono (in arte Minello). Ne è stato condizionato o favorito?

Mia madre fu la regina della canzone milanese negli anni ‘40/’50 mentre mio padre, era “l’attore bello” del cinema di quegli anni e io sono cresciuto dietro le quinte di artisti quali Totò, Macario e Walter Chiari. Questo mi ha insegnato i tempi della recitazione e della comicità, rendendomi poi facile il lavoro di attore prima e, successivamente, di autore per Boldi, Teocoli, Gaspare e Zuzzurro, Sabani, Gigi e Andrea.

Da attore (es. “La notte brava” di Mauro Bolognini) a cantante e infine autore musicale e televisivo.

Vero, inizia con la recitazione finché il noto produttore discografico Giovanni D’Anzi (n.d.r.. autore di “O mia bela Madunina”) mi propose d’incidere il mio primo disco dal titolo “Adesso è tardi”, che piacque a tutti tranne che a me. Decisi di non cantare più e mi dedicai alla scelta dei brani stranieri da tradurre in italiano. Cominciai scrivendo il testo di “Soli si muore”, che volò al primo posto delle classifiche, dando inizio alla mia carriera di paroliere. Una ventina di anni dopo mi presentarono a Berlusconi e per lui scrissi il mio primo programma televisivo dal titolo “Beauty Center Show”, che vinse la ”La rosa d’oro” di Montreux, aprendomi definitivamente le porte di Mediaset. Seguirono poi il “Festivalbar”, “Una rotonda sul mare”, “OK il prezzo è giusto”, “Donna sotto le stelle”, “Grand Hotel”, “Emilio”, “Stranamore”, “Non è la RAI”, “Furore”, “Notte italiana” e tanti altri.

Perché ha abbandonato la televisione?

Perché a me piaceva lavorare con Silvio, con cui ci confrontavamo e c’era un rapporto di collaborazione e rispetto totali. Grazie alla sua fiducia riuscii, per primo, a battere la RAI sia il sabato sera con “Premiatissima” sia la domenica pomeriggio con “Buona Domenica”.

Ha collaborato con colleghi parolieri e compositori molto noti, ma si sente più “battitore libero” o “uomo di squadra”?

Come paroliere sono assolutamente un battitore libero, anche se quelle con Alberto Testa e Luciano Beretta furono collaborazioni meravigliose. Per quanto riguarda invece la produzione di un brano musicale è fondamentale il lavoro di squadra tra compositore, artista e arrangiatore, ognuno rispettoso dell’altrui ruolo nell’ottica di un obiettivo condiviso.

È vero che nel suo processo creativo viene sempre prima la musica?

Io lavoro su misura, come un sarto: quando creo un brano lo “ritaglio” sull’artista che lo deve interpretare e preferisco partire dalla musica perché il testo è troppo condizionante, mentre una musica bella ispira anche le parole.

Lei ama definirsi uno “spirito libero”.

Lo sono, non accetto alcun tipo di compromesso, non sono un diplomatico, non sono accomodante e ho pagato il prezzo di questa mia natura perdendo molte occasioni. Se qualcosa non mi va bene chiudo la porta e me ne vado, senza discussioni e senza rimpianti.

È autore anche di famosissimi testi pubblicitari (uno fra tutti Coca Cola “Vorrei cantare insieme a voi” per Coca Cola).

Ogni mia canzone ti porta dentro a una storia, a un film, di cui tratteggio immagini ed emozioni. Farlo per la pubblicità è solo un’applicazione diversa del mio modo di scrivere.

Ha collaborato con i maggiori artisti del panorama musicale italiano e internazionale: chi considera amico?

Ho lavorato con Celentano, Toto Cutugno, i Ricchi e Poveri, Mia Martini, Riccardo Fogli, Dori Ghezzi, i Camaleonti, Umberto Balsamo, Memo Remigi, Amedeo Minghi, solo per citarne alcuni, ma senza dubbio,con Al Bano, c’è un’amicizia vera, profonda, schietta, nonostante alcune divergenze. Quando gli proposi “Felicità”, ad esempio, lui la ritenne una “canzoncina per bambini”, poi però la fece…e fu un trionfo.

Il suo rapporto con il Festival di Sanremo è palesemente di odio e amore.

Ora solo di odio. L’ho vinto 2 volte (nel 1984 con “Ci Sarà” di Al Bano e Romina Power e nel 1985 con “Se m’innamoro” dei Ricchi e Poveri) e mi sono classificato secondo 4; allora era ancora il Festival della Canzone Italiana, in cui vincevano il brano e l’autore poi, in nome della visibilità, venne dato sempre più spazio agli interpreti e divenne un programma televisivo con poca credibilità.

Fra tutte le canzoni che ha scritto o prodotto qual è quella che ha amato di più?

Sicuramente “L’Italiano”. Toto Cotugno e io la scrivemmo per Celentano, che la rifiutò definendola troppo banale, mentre invece era una fotografia critica dell’Italia “con la bandiera in tintoria”, da tirare fuori solo quando fa comodo. Così la incise Toto e fu un successo da 35 milioni di dischi. Ma, dal punto di vista personale, quella che ho nel cuore, è “Sei la sola che amo”, scritta con Dario Farina: una canzone semplicissima, poco conosciuta ma speciale.

Mi faccia un ritratto dell’industria discografica oggi.

Quella italiana non esiste più. Ci sono la Sony, la Warner e la Universal, mentre tutte le nostre etichette storiche hanno chiuso o sono state assorbite.

Lei riveste un ruolo importante anche in SIAE: come si può tutelare il diritto d’autore contro players come Spotify e YouTube?

È fondamentale che il Governo prenda provvedimenti seri per tutelare ciò che è parte integrante del nostro patrimonio culturale. La mentalità per cui tutto deve essere usufruibile liberamente e gratis ha letteralmente ucciso il mestiere dell’autore e, in Italia, la situazione è ancora più grave che all’estero perché c’è grande disinteresse da parte della politica. Come SIAE ci stiamo muovendo molto: abbiamo vinto alcune battaglie, ma la guerra sarà lunga.

Lei scrive meravigliosamente d’amore, ma come lo vive?

L’ amore che voglio è quello che narro nelle mie canzoni: idealizzato, totalizzante, sconvolgente. Non l’ho mai trovato e me ne sono sempre andato. Un giorno, forse, mi arrenderò ma, per ora, continuo a cercarlo.

Vive a Triuggio, in una casa bellissima e isolata: che rapporto ha con la solitudine?

Per me è irrinunciabile perché mi dona pace, silenzio, libertà e creatività.

Però ama molto la compagnia degli animali.

Sì, perché sono sinceri. Come dico in un aforisma: “un tempo per conoscerci ci guardavamo, ci toccavamo e ci annusavamo. Poi abbiamo inventato il linguaggio per poter mentire”. Ho un pappagallo, un gatto, un cane, un terreno (che ho fatto inserire nel comprensorio del Parco della Valle del Lambro in modo che non ci possano più cacciare) con lepri, fagiani, gufi, furetti.

Ha anche corso in auto (N.d.R. Prototipi, Formula 3 e Formula 2000).

Ho smesso a 68 anni. Della guida mi piacciono la competizione, il senso di responsabilità che impone e il fatto che ti avvicini talmente tanto alla morte da amare ancora di più la vita. Oggi mi dedico al volo, sono pilota di aerei ed elicotteri, e alle immersioni subacquee.

Ha scritto un libro di poesie intitolato “Io la notte scrivo” e sta completando il secondo. In questo mondo c’è ancora spazio per la poesia?

La poesia è dentro ognuno di noi, fa parte di noi, ma la comunicazione di oggi non la prevede e le persone si stanno dimenticando che esiste.

So che ha due brani nel cassetto, quando li pubblicherà?

Solo quando e SE troverò l’interprete giusto.

Fabrizio De André, l’ha definita un “anarchico individualista”, perché non ha una fede politica. In cosa crede?

Nella natura, qualcosa d’immenso, che non è uno sfondo per le nostre esistenze, ma un meccanismo perfetto di vita che noi stiamo facendo inceppare.

Laura Corigliano

Quarantotto pagine, patinate e a colori. Un sito agile ed intuitivo. Free-press bimestrale e giornale online, per un'Irpinia come non l’avete mai vista. Che siate irpini, oppure no