Annibale Siconolfi
- Cultura
irpinitaly
- 27 Maggio 2022
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Hollow – Annibale Siconolfi
Artista digitale, protagonista del Rinascimento 2.0
Futuri fantascientifici e distopici, eppure verosimili se continueremo ad agire nel mondo senza prestare attenzione alle emergenze dell’ambiente. Le opere d’arte digitale di Annibale Siconolfi spezzano il fiato sia per l’impatto estetico che per gli intenti comunicativi di cui si fanno portatrici. Potenti e sinestesiche, ammaliano e intimoriscono allo stesso tempo, perché uno sguardo attento – dopo essersi crogiolato della maestosità dei soggetti e della perfezione dei dettagli – non potrà che porsi degli interrogativi, personali e sociali.
Nato e cresciuto a Carife, Siconolfi studia architettura a Roma e si dedica anche al ramo del graphic design. Il suo primo approccio alla creatività arriva attraverso la musica con lo pseudonimo di Inward: «È un’identità che mi è rimasta accanto soprattutto all’estero, dove “Annibale” è un nome complicato». Oggi è, invece, un’artista figurativo digitale conosciuto in tutto il mondo, eppure questo tipo di percorso non era assolutamente pianificato: «Ho sempre avuto una forte passione sia per la musica che per il disegno – ci racconta – ma anche per i computer e la tecnologia. Da bambino suonavo la chitarra, poi sono passato alla sperimentazione sonora e al sound design. Quando ho intrapreso la facoltà di architettura ero titubante, invece con il tempo ho capito che è stata il punto cruciale della mia carriera. Mi ha dato i giusti strumenti scientifici e tecnici per iniziare a comporre la mia arte. I primi software di rendering e disegno 3D li ho appresi dai miei professori negli anni universitari, e lì ho iniziato a sperimentare. Contemporaneamente, ero in un trio di musica elettronica con il quale giravo l’Europa e producevo pezzi, ed ero molto attratto dal concetto di “rumore”, elemento che si ritrova anche nelle mie opere figurative. La saturazione, poi, è un concetto esistente sia nel suono che nel colore. Così, la digital art alla quale sono approdato non è altro che il nucleo in cui convergono tutti i miei percorsi e le mie attitudini».
Questo per quanto riguarda un discorso tecnico e “cronologico”. Parliamo invece dei suoi temi e della sua estetica…
Mi interessa sensibilizzare il pubblico su questioni attuali, come la sovrappopolazione o il riscaldamento globale. Mostro come potrebbe essere il domani influenzato dalle nostre scelte quotidiane e prediligo le ambientazioni science-fiction e cyberpunk. Sperimento, uso la fantasia. Recupero concetti antichi, come l’unità abitativa di Le Corbusier, e li trasporto nel futuro, dove ci sarà una sovrappopolazione tale che questa unità dovrà essere utilizzata in modo talmente frenetico ed esasperante da creare scenari disumani. A chi mi ispiro esteticamente? Sicuramente mi hanno colpito i romanzi di Philiph Dick e Isaac Asimov, e film come Blade Runner.
Già l’arte contemporanea subisce tantissimi pregiudizi. Come spiegare che anche quella digitale è arte a tutti gli effetti?
Quando arrivò la chitarra elettrica, qualcuno diceva che fosse uno strumento destinato a fallire perché produceva “soltanto rumore”, mentre chi era proiettato al futuro l’ha subito accolta come l’innovazione che si è rivelata. Vale per ogni arte. Alla fine il computer è come la tavolozza, e la maggior parte dei musei già accoglie da tempo le opere digitali. Il pubblico è un po’ più scettico, bisognerà aspettare per avere un’accettazione totale, ma una cosa è certa: se si assiste al processo di creazione di un artwork digitale si capiscono a pieno le potenzialità del computer come strumento artistico.

L’ultimo passaggio “formale” per far assurgere a “vera” arte anche la digitale era dimostrare l’originalità, l’unicità delle sue creazioni. Così sono arrivati gli NFT: cosa sono e perché hanno rivoluzionato il contesto artistico?
Utilizzo la tecnologia “Non Fungible-Token”, moneta non fungibile, per certificare le mie opere come uniche. Le monete fungibili, anche le criptomonete, possono essere scambiate tra loro se assumono lo stesso valore. Invece un NFT è un contratto di unicità che tu crei ed associ al tuo lavoro, ed è dimostrabile. In questo modo l’opera digitale diventa vendibile, cosa che fino a poco tempo fa era impensabile. Un file jpg poteva essere copiato e riprodotto milioni di volte. Grazie a questo sistema stiamo avendo quello che viene chiamato Rinascimento 2.0, perché si sta investendo moltissimo nelle nuove forme d’arte: con un certificato di unicità si può stabilire il valore, quindi il prezzo, di un’opera, e un collezionista può acquistarla. Con questa innovazione noi artisti digitali possiamo davvero vivere d’arte.
Le sue opere hanno girato il mondo: Russia, Canada, Germania… Lei però vive in Irpinia. È innegabile la comodità di un’arte che si può fare in “smartworking”! Ma una metropoli non sarebbe un contesto più “ispiratore”?
Non era in programma la mia permanenza qui ma, quando ho iniziato a mettermi alla prova con questo tipo di arte, ho capito che era il luogo perfetto. Vivere in un posto a misura d’uomo mi consente di dedicare molto più tempo ai miei progetti, e anche i paesaggi, in realtà, sono di grande ispirazione nel mio lavoro. Certo, vivere qui ha anche i suoi difetti, ma per il momento non sento la necessità di andare via.
Lei produce arte che guarda al futuro. Ma cosa c’è nel suo domani personale?
Continuare a fare quello che faccio e concentrarmi sempre di più sui miei progetti artistici e meno su quelli per terzi. Sto anche riprendendo le sperimentazioni sonore, perché voglio immergermi nell’arte a 360°.
